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Oggi ospitiamo le belle parole di Grazia Fraccon, Educatrice Professionale (lavora dal 1989 nell’ambito delle Dipendenze Patologiche e della Riabilitazione Psichiatrica. Dirigente di Unità Complesse, Formatrice con particolare attenzione al tema delle differenze di genere e l’utilizzo delle terapie non convenzionali legate alle Arti e alla Musica. Musicofila collabora presso l’Associazione Culturale Trame 2.0 di Modena dove promuove concerti e workshop). 

Ho incontrato Grazia al corso di formazione in Songtherapy che ho fatto recentemente a Modena. Questa la sua storia che mi ha raccontato e che ci può dare un’idea di quanto possa essere efficace una canzone.

Un “residuo” del manicomio

La storia che vi voglio raccontare è un particolare della vita della Signora Jolanda, una ex-internata dell’Ospedale Psichiatrico di Reggio Emilia, un “residuo” manicomiale, restituito al nostro territorio. In questa sede utilizzo il suo nome di battesimo per restituire dignità alla sua storia. Jolanda è nata nel 1926 ed è morta nel 2007.

Nel 1997 l’attuazione della Legge Basaglia e i Centri di Salute Mentali riportano nelle loro città di origine un discreto numero di pazienti ancora viventi, in età matura o anziana e li colloca presso le strutture residenziali a Modena.

Una di queste Residenze Socio Riabilitative è LA BARCA del Gruppo Ceis.

Jolanda mi racconta la sua storia mentre le mie mani le tingono i capelli: azioni semplici ma di grande efficacia, un contatto corporeo, un massaggio alla cute che accoglie i pensieri.

Bombardamenti, allevatrice e pazzia

Jolanda ha visto i genitori morire sotto i bombardamenti e ha cresciuto 3 fratelli maschi. Ad un certo punto della sua vita, esaurito il suo compito di ‘Allevatrice’ seppur anch’ella orfana, ha iniziato a dar di matto, a sentire delle voci e arrabbiarsi tanto.

Ha passato circa 30 anni nel Manicomio di Reggio Emilia con una diagnosi di Disturbo Bipolare di Personalità. Ritornò a Modena a 71 anni.

Passava il tempo in compagnia della sua borsetta, con dentro un po’ di soldi, i fazzoletti, qualche foto e…tante sigarette.

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I “matti” liberi e il valium

Io penso di averla incontrata mentre mi specializzavo alla Scuola degli Educatori di Reggio Emilia. I “matti”allora giravano liberi nei viali che costeggiano gli ex padiglioni già da allora ridestinati a scuole, servizi e Università. Tranne il padiglione Lombroso, che era davvero terrificante “per gli alienati e i furiosi” che solo dopo un po’ di anni diventerà un Museo.

Jolanda non era una paziente che dava da fare. Ogni tanto improvvisamente qualcosa scattava dentro di lei ed iniziava ad infuriarsi, imprecare, bestemmiare e adirarsi contro tutti.

Aveva 30 gocce di Valium al bisogno oltre la terapia giornaliera.

Le colline sono in fiore

Dai racconti dei colleghi pare che Valeria, un’operatrice con la passione per il canto popolare e del passato (la passione per la musica o essere musicisti, cantanti sembra essere frequente tra gli operatori), scoprì che Jolanda amava una canzone in un modo tremendamente particolare.

Era ‘Le Colline sono in fiore’ cantata da Wilma Goich.

https://www.youtube.com/watch?v=z4HX7BD-hFk

 

Sta di fatto che io imparai che nel momento di agitazione massima di Jolanda succedeva questo:

gli operatori presenti si mettevano a cerchio attorno a lei e intonavano “Amore ritorna, le colline sono in fiore ed io amore sto morendo di dolore, Amore ritorna non importa non fa niente se non sei diventato più importante, perché sei importante per me”.

La funzione “calmante” della canzone: psicofarmaci e musica

Dico la verità: qualche volta non funzionava, ma vi assicuro che se potessi contare adesso le volte che servì sarebbero veramente tantissime:

le volte in cui Jolanda mutava l’espressione del volto, smetteva a poco a poco di bestemmiare e offenderci, fino a guardarci con un volto emozionato e due occhi addolciti improvvisamente dalle parole e dal suono solo di quella canzone, che dopo un po’ iniziava a cantare.

Questo si osserva spesso come fenomeno, come alcune canzoni riescano a sintonizzare le persone su di un differente canale emozionale.

Chissà cosa succedeva in lei, chissà a quale ricordo bello era collegato questo brano, se fosse un ricordo o solo una sensazione.

Nella maggior parte dei casi

cantarle “Le Colline sono in Fiore” era più “calmante” di 30 gocce di Valium. E non è un modo di dire, la canzone era più efficace, su quell’aspetto, dei farmaci.

Non è una prova scientifica certo (anche se l’aspetto sedativo della musica viene riscontrato in più di 50 studi scientifici): ma pensare a tutte le volte che le abbiamo cantato quel brano mi fa pensare di “contare le evidenze” degli effetti benefici di una canzone al bisogno.

Grazia Fraccon

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