Conosci Craig Lewis? Lui ama definirsi come “punk rock rebel counsellor” e grazie alla sua esperienza personale con il sistema psichiatrico ed i traumi subiti in giovane età, si pone l’obiettivo di aiutare le altre persone a superare determinate esperienze per imparare a vivere come individui liberi, creativi e compassionevoli, rendendosi di fatto dei rivoluzionari.
Poiché il 16 settembre è stato ospite di XM24, noto spazio sociale di Bologna, ho letto la sua storia ed ho deciso di condividerla con te che ti sarai sicuramente ritrovato, almeno una volta nella vita, a dover aiutare una persona con problemi legati a dipendenze e / o droghe.
Proprio per il suo passato travagliato, Craig Lewis riesce ad offrire un percorso alternativo per il recupero a tutti quei giovani che soffrono di abuso di farmaci, per svago o anche per mano dello stesso sistema psichiatrico che tenta di curarne i disturbi semplici attraverso un’eccessiva prescrizione di medicinali.
Non sapevo chi fossi perché sono stato drogato per tutta la vita. Tutti quelli che mi hanno conosciuto da 14 anni fino a poco tempo fa, conoscevano qualcuno che era sotto effetto di 40 farmaci diversi.
Questa frase mi è rimasta nel cuore dal momento in cui l’ho letta. Un abuso di farmaci rende le persone diverse da quello che sono, spingendole in un vortice di dipendenza dal quale è difficile staccarsi.
Da diverso tempo Craig Lewis ha smesso completamente con i medicinali psichiatrici, ritrovandosi in un processo doloroso di disintossicazione dal quale è stato molto difficile uscire, ma ora sta scrivendo un nuovo capitolo della sua vita (e sta iniziando a comprendere chi è davvero), insegnando anche agli altri come uscire da comportamenti distruttivi per loro stessi.
I suoi consigli sono rivolti per lo più ai giovani emarginati della comunità punk, da qui la scelta di ospitarlo a XM24, e in qualità di consulente certificato utilizza i principi punk dell’accettazione ed inclusività per offrire percorsi alternativi di recupero.
La storia di Craig Lewis: dai farmaci al punk
La diagnosi iniziale di Craig non mostrava alcun disturbo grave, ma fu comunque curato attraverso l’utilizzo massivo ed imposto di psicofarmaci già a partire dall’età di 14 anni, nel 1988. Deve la sua sopravvivenza proprio al punk: quando a nessun altro importava di lui, la comunità punk di Boston lo ha sempre accettato e gli ha sempre offerto un senso di appartenenza.
Proprio a 14 anni, in clinica psichiatrica e senza nessun motivo di essere lì, Craig incontrò un altro punk-rocker e quello, a sua detta, fu il giorno più bello della sua vita. Gli offrì in regalo delle cassette dei Dead Kennedys, dei Black Flag e dei Circle Jerks per il suo walkman e lui stesso sentì che lì dentro avrebbe trovato la musica nella quale si identificava.
Craig entrò ed uscì per i successivi tre anni da una serie di ospedali psichiatrici e ad oggi è convinto che i suoi genitori soffrissero della sindrome di Munchausen, ovvero l’ossessione di avere un figlio malato. Incapace di trovare supporto nelle persone che avrebbero dovuto proteggerlo (genitori e medici), trovò rifugio nel punk. In qualità di membro dei gruppi punk Weapons Grade e Melee ed editore della fanzine Upheaval, diventò una figura importante nella scena punk di Boston.
Il problema qual è? Che nonostante Craig abbia trovato rifugio all’interno della comunità punk, essa è allo stesso tempo autodistruttiva ed incentiva abusi ed altre scelte pericolose.
Craig Lewis oggi
Oggi Craig Lewis spinge per promuovere, all’interno delle comunità punk, un dibattito aperto e consapevole relativo alla salute mentale da una prospettiva di comprensione e supporto, ovviamente da insider. Famoso negli Stati Uniti ed anche in Europa, è autore di due libri: Better Days, un libro di esercizi per la salute mentale e You’re Crazy, una raccolta di 25 racconti in prima persona di individui della scena punk che vivono con lottando contro dipendenze e traumi.
Lavora anche giorno per giorno accanto ai giovani, in qualità di specialista certificato e fa parte di un movimento di non-medici ma in grado di aiutare le persone sfruttando il proprio vissuto.
Con il nostro trascorso nella comunità punk, non vediamo il colore, non vediamo la classe, non vediamo il genere, non ci frega niente delle barriere sociali.
Craig parla la lingua dei giovani punk e il trattarli come tutti gli altri, perché si parla sempre di persone come tutte, è il primo passo verso il trattamento di qualunque cosa sia loro accaduta.
I principi punk per sopravvivere
Comprensione, inclusione e accettazione.
Una comunità si basa su questi tre elementi e, nonostante spesso vengano messi in atto dei comportamenti autodistruttivi, il buono è quello che è rimasto insito in Craig, il quale sta estrapolando le migliori lezioni di vita offerte dal punk per insegnarle ai giovani che oggi combattono con i loro fantasmi del passato (ma anche del presente).