Eccovi la “seduta” con Luca Romagnoli, cantante e autore dei Management del Dolore Post-Operatorio, band del panorama indipendente attiva, creativa e in cerca di guai: un’attività live continua e diversi scandali (tra cui le nudità durante il Primo Maggio al Concertone). Io e il mio amico Alessio Vitali abbiamo intervistato Luca pubblicamente al Magna Magna di Viterbo, cercando di denudare un po’ la sua anima, prima del concerto che i Management hanno tenuto al Glitter Cafè di Viterbo, evento organizzato da Club your Live e Mvm concerti. Ringraziamo Luciano Lattanzi di Tusciamedia.com per il fine lavoro di tessitura del testo.
Mi hanno chiamato per farvi una seduta, è gratis, è nel pacchetto.
Ecco perché ci hanno pagato di meno…
“Vivo al meglio lo schifo che ci resta, mentre proviamo a trasformarlo un pezzo alla volta” ci puoi illuminare su questa frase?
Noi diciamo sempre una marea di puttanate fra cui quella, sentirete tante stupidaggini, ma quella non l’ho detta, inventata dai giornalisti, come che ci droghiamo o facciamo parte della massoneria…
Viene detto di voi che siete “poeti provinciali”
è stata un’idea di Davide Toffolo, io non l’avevo detto, ma mi piaceva il contrasto, quello che ti insegnano a scuola sono i 20 poeti peggiori che poi non si fila nessuno; niente si insegna a scuola, io spero nei professori giovani che possano aprirsi ad altro, magari Bukowski.
Nell’ultimo album c’è la provocazione già nella copertina…il clown di Mc Donald fuso con Mao.
Il titolo dell’album McMao sintetizza tutto in un attimo, o in una foto: Mao è l’ultimo comunista che c’è rimasto in Cina; la copertina rappresenta la fine di tutti i sogni, ogni cosa si riduce ad essere pura merce.
Come vivi la tua posizione di musicista (ci riesci a campà?)? Com’è il tuo rapporto con l’essere famoso?
Siamo molto poco famosi, facebook e il web non rispecchiano la realtà, non abbiamo una lira, come la viviamo? Abbiamo dei privilegi (bevi e mangi a scrocco tutte le sere), abbiamo l’orrore del domicilio, ci piace molto stare negli alberghi (quando sono belli), c’è facilità e contatto con le persone, facilitazioni sessuali per loro (indica la band)…io no perché sono ingrassato. Nel weekend sembriamo tutti Jim Morrison, poi io dal lunedì al giovedì sto a casa con le pantofole, con il tè e la camomilla, non esco mai, poi facciamo dei weekend a non finire.
Andiamo sui lati più oscuri, cosa ti deprime della vita da musicista?
Fortunatamente nulla, quello che faccio mi piace, mi piace la tavolata e quando mi offrono tutto, poi accusi il tutto e hai bisogno di medicinali e di cesso… quello che non si vede, quello che Carmelo Bene chiamava “la sospensione del tragico”: Rambo che salva il mondo e invece ha bisogno del bagno, i supereroi non ci vanno mai al bagno, non lo fanno mai vedere al cinema.
“Pornobisogno” è in realtà una canzone romantica, in un mondo di pornografia in cui i maschi giovani si pongono il problema di fare una gang bang o far squirtare una ragazza, come la sessualità gioca nel processo creativo di struttura dei testi, visto che ci torni molto in maniera ironica e grottesca?
Non parlo mai di affetto (stile San Remo). In realtà siamo talmente sfigati sulla strada che quando saliamo sul palco ce la godiamo, veramente un privilegio, come dice Nietzsche, indossiamo la maschera che vorremmo poi indossare tutti i giorni; ma nella vita, poi da sotto il palco non si vede niente della realtà, dei litigi, delle corde rotte.
Parlaci di “Auff”, dove citi Rimbaud, Baudelaire e Bukowski…
L’idea è sempre quella dei poeti provinciali che si oppongono a quelli scolastici e borghesi; ho sempre pensato che a scuola ci insegnano ad adorare i miti che sono irraggiungibili, questa idea che volevamo combattere, quelle erano persone, sicuramente geniali, ma tutti noi abbiamo delle capacità e dobbiamo trovare il modo di esprimerle, i maestri sono fatti per essere mangiati, una volta che hai fatto determinate letture puoi interiorizzarle e superarle. I giovanissimi poi vedono messaggi sbagliati, per essere come Baudelaire che devo fare? Drogarmi, scopare e bere tutti i giorni, questo fanno ma senza scrivere nulla. Bukowski, che bevesse o meno, scriveva 15 ore per notte, anche lui diceva scrivo le storie e ci metto il sesso per venderle. Questo il mito che volevamo distruggere, siamo noi a voler rinnovare il mondo, ci hanno insegnato ad adorare i miti, invece dobbiamo essere noi a fare le cose. Prendiamo il mito di Icaro (stai al posto tuo che se vai troppo in alto ci rimetti)… tramite queste storie ci insegnano ad essere piccoli a rimanere banali, questo vuole chi detiene il potere.
Citi messaggi sociali sulla normalizzazione, in cosa ti senti normale e in cosa non lo vuoi essere?
Mi dà molto fastidio il lato umano, io penso che il mito non ha difetti, non deve averne, io guardo Kate Moss e non posso pensare che è alta 1,40 m, nel mio immaginario Kate Moss è alta 4,50 m. Vai a letto con uno fico da palco e quando ti risvegli ha la barba, russa, puzza. Mi infastidisce la normalizzazione, il fatto che devo morire mi fa incazzare, ma tanto muoiono tutti, infatti la scienza si sta avvicinando ad eliminare la morte, tramite la medicina vivremo 200 o 300 anni, ma noi siamo dei primitivi, abbiamo fatto una guerra mondiale solo 70 anni fa… siamo ancora all’epoca dei romani, non a caso Camus in Caligola dice che il potere è fatto per rubare, questo perché siamo abituati che è sempre così.
Quali bisogni intimi compensi attraverso la scrittura delle tue liriche?
Questo non lo so, ragiono tanto ma scrivo in 5 minuti, magari mi ci vogliono due mesi; sono un accumulatore di frasi, le metto su un foglietto, poi torno a casa e le mischio e esce una canzone, non ci ragiono molto, ma ci deve essere un processo che io non conosco per cui le frasi poi si rincontrano.
Raccontaci di Leo Ferrè (personaggio della canzone “Signor Poliziotto”) e di Norman.
Avevo letto la storia di Leo Ferrè, meravigliosa, un uomo che aveva le bombe nella testa; non è una canzone contro i poliziotti, anche se la divisa è quello che poi rappresenta il potere. Norman è invece un ragazzo che si è ammazzato: togliersi la vita è un grande gesto rivoluzionario, farlo adesso purtroppo non fotte a nessuno, credo che non si debba farlo, ma lottare per le proprie idee sì. Poi interviene la politica e non interessa più a nessuno, diventa normale, ora gli dedicheranno una strada e tutto diventa normale. Purtroppo noi adoriamo questo: che ci dedichino una via. Quella morte è contro lo Stato e lo Stato non può inserirsi e dedicargli una stanza dell’università, perché lui si è ammazzato per andare contro l’università. Sono due rivoluzionari, ma quando sei morto non puoi più parlare e parla la gente al posto tuo e te la mette al culo.
“Il bisogno è il padre di ogni sogno”: quale è il tuo sogno per i Management, le tue aspettative per il gruppo da qui a 3/4 anni?
Io odio i ricchi ma vorrei diventarlo da fare schifo, per spendere tutto, mi piace spendere e ostentare, con 50 euro fai poco. Spero che vada sempre meglio; durante il nostro percorso abbiamo fatto delle cazzate pazzesche che poi ci hanno reso la vita difficile, lo facciamo sempre, da quando eravamo piccoli, andavamo nei posti, davamo fastidio e non ci facevano poi suonare più, siamo così, ma siamo sinceri. Vorrei che il gruppo non si compromettesse mai, che la gente lo capisse. Noi scriviamo quello che sentiamo, ma poi cambia, vogliamo rimanere puri ma nel vasto pubblico. Per arrivare a certi livelli devi fare quello che dicono loro, io vorrei arrivare a farlo, con il gruppo, e noi rimanendo puri.
In ambito di purezza, ci parli della pasticca blu?
Abbiamo trasformato il significato della pasticca per tirare su il pisello: dall’erezione all’elevazione, la poesia e l’amore (grazie a questo nostro amico poeta Paolo Maria Cristalli) come arrapamento del sentimento e del cuore. Lì per lì era un testo che parlava di un rapporto banale che aveva bisogno di una chimica diversa per scoppiare. Noi non abbiamo risposte, tutti abbiamo solo delle domande.
Quanto c’è di biografico nei testi? Hai detto che noi non raccontiamo storie, ma nell’ultimo album non sembra così, quindi tu le storie le racconti, hai detto una cazzata
Cambio idea molto facilmente, forse nemmeno intendevo dire questo, ci sono tanti gruppi che raccontano storie, a noi piace dire delle cose per poterne dire altre 100.000, lasciare spazio a tante interpretazioni, forse è quella la chiave. E’ meraviglioso quando le persone mi scrivono e mi danno un’altra interpretazione di una canzone, che io non volevo dire, ancora più bella di quello che pensavo. Ognuno ha una propria versione di una canzone. Alla fine le storie le raccontiamo, quella cosa che ho detto è sbagliata, ma probabilmente non l’ho detta io.
Il numero 8 in orizzontale è l’infinito, parlaci dell’associazione tra il gabbiano e l’infinito…
Mi è venuta questa idea che l’8 messo così è l’infinito e ho fatto questo ragionamento banale, noi siamo il numero 8, posizione banale tra il 7 e il 9, numero e ruolo che ci ha assegnato la società, dimenticandoci che attraverso noi passa l’infinito, noi siamo la vita eterna che passa attraverso di noi, noi siamo l’eternità e ci moltiplichiamo quando parliamo. Dice Gesù nel Vangelo, io ci sono quando siete due o più, se c’è una persona sola dio non esiste, quando siamo assieme, noi da soli non valiamo niente, noi siamo qualcosa e siamo Dio solo quando c’è il contatto tra due persone.
Hai detto amore, come sei tu in amore, come sei quando ti innamori e come è il Luca innamorato?
Io sono estremamente romantico e l’amore mio è quella ragazza bionda, l’amore è il marito della vita, diceva Piero Ciampi; tuttavia io credo che l’amore quello vero non sia quello di coppia, due persone si accompagnano per un certo periodo della vita, l’amore non puoi averlo per una persona sola, o lo provi per tutti o per nessuno, la coppia è il blackout dell’amore. E’ il ricordo primitivo di un sentimento così puro che non può riguardare solo due persone. Con questo non dico che bisogna fare le orge (magari ride), l’amore è il concetto che la vita è bella solo se stiamo tutti bene. Io mi vergogno di essere felice se una persona non lo è, chiaramente poi non mi posso sparare, ma l’amore è che tu vedi una persona sola in mezzo alla strada e ti senti male.
Allora, oltre ad avere un disturbo istrionico di personalità, sei anche un incrocio tra John Lennon e Papa Francesco?
Papa Francesco mi ha copiato…