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L’Irish music per curare pazienti affetti dal morbo di Parkinson? Sembra fantascienza ma non lo è affatto.

Lo studio è ad opera di un neurologo italiano che sta sperimentando la danza e la musica irlandese come forma di riabilitazione al Parkinson nel nord Italia.

Secondo questo studio è emerso che il muoversi a tempo di jigs & reels aiuta a tenere bassi i livelli di demenza provocati nei pazienti dallo svilupparsi del morbo di Parkinson, una malattia degenerativa che si manifesta con sintomi come tremori, rigidità, lentezza nei movimenti e difficoltà a camminare.

Insomma, grazie a questa ricerca, i pazienti affetti da Parkinson nel nord Italia, in cura dal Dottor Daniel Volpe, stanno imparando i movimenti tipici della danza irlandese come aiuto per tenere sotto controllo la degenerazione della malattia. Un modo per incentivare la cura… Divertendosi.

Come vi siete sentiti dopo l’ascolto di questa canzone? Non vi è venuta voglia di buttar giù tutto dal tavolo con un gesto (stile grande film di Hollywood) per iniziare a ballarci sopra a tempo di musica insieme a tutti i tuoi amici e a un boccale di Guinness?

Ecco, il neurologo Volpe racconta che l’idea di approcciarsi a questo studio, gli è venuta proprio in Irlanda in una serata al pub. Ha notato che un uomo affetto da morbo di Parkinson riusciva a ballare il passo Reel senza alcuna difficoltà.

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Perché proprio la musica irlandese e non il reggae o altre sonorità lontane?

La danza irlandese richiede che gli stessi ballerini cambino frequentemente direzione, quindi non è affatto semplice per chi soffre di malattie degenerative relative alle capacità motorie.

Il ritmo della musica funziona profondamente sul cervello umano e riesce ad attivare le reti neurali rimaste intatte. In questo modo è possibile bloccare il peggioramento a cui possono portare malattie come il morbo di Parkinson.

In paesi come l’Irlanda, così attaccati alla propria cultura musicale, tra le prime cose c’è quella di insegnare ai bambini il valore della stessa approcciandoli agli strumenti tipici. Al contrario, in Italia, non c’è questo attaccamento alla cultura musicale ed ai balli tipici, quindi l’apprendimento degli strumenti musicali passa in secondo piano.

Il prossimo step della ricerca sarà quello di confrontare gli alti livelli dell’attività irlandese con quelli sicuramente inferiori in Italia, per verificare se l’approccio alla musica in tenera età può in qualche modo impedire o ritardare la manifestazione di malattie degenerative del cervello.

Il dottor Volpe, direttore del centro Parkinson al Fresco Institute di Vicenza, già da qualche anno utilizza la musica irlandese come forma di riabilitazione per i propri pazienti.

Quando ci si cura da malattie degenerative come il morbo di Parkinson, gli stessi pazienti sono alla ricerca di metodi efficaci, sostenibili e piacevoli per esercitarsi e per ottimizzare la propria qualità di vita. Con la musica irlandese si possono raggiungere tutti questi scopi: è utile per migliorare la mobilità e l’equilibrio e, infine ma non certo per importanza, mette allegria.

Poiché è piacevole, i pazienti hanno più probabilità di rispettare tempi e modalità di esercizio, molto di più rispetto ad una semplice passeggiata su un tapis roulant. Rispetto alla fisioterapia convenzionale, quindi, ci sono molte più possibilità di successo.

L’idea è molto semplice: partiamo dall’idea di un soggetto sano che decide di far movimento anche solo per perdere qualche chiletto in più. Si sentirà più motivato a farlo camminando o correndo per ore su un tapis roulant oppure divertendosi a ritmo di musica con corsi di gruppo? Ovviamente la seconda.

Il movimento per il benessere fisico e psicologico; la musica come protagonista principale del quadretto.

Il dottor Volpe ha da poco presentato le sue conclusioni relativamente alla ricerca al Future Health Summit di Dublino sostenendo che la musica può stimolare la plasticità del cervello e che la danza migliora la mobilità tra i pazienti.

Anche altri generi come tango, salsa, jazz, blues e classici funzionano come stimolo, ma la musica irlandese è la migliore per aiutare l’andatura e la mobilità dei pazienti.

Dal suo studio, infine, è emerso che i reels sono quelli che funzionano meglio, i jigs i meno efficaci e i polkas vanno bene senza troppi entusiasmi.

Alla luce di tutto questo, che dire? Evviva l’Irish music e buona sperimentazione!

Fonte: The Irish Times