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“Ti nascondo dentro me, per non ritrovarti più.
La vedo la tua luce, sai? Ma non voglio ritrovare il tuo nome.”

Non voglio ritrovare il tuo nome degli Afterhours, un brano davvero pieno di significato dall’album “Folfiri o Folfox“, un album che parla di perdita, di emozioni complesse veramente “tosto”.

Questo brano è stato la colonna sonora di un allenamento emotivo con una mia atleta che ci ha accompagnato nel momento, molto delicato, in cui abbiamo iniziato a ricucire una vecchia ferita relazionale.

Le rotture relazionali creano spesso rotture nel nostro sistema di attaccamento

La separazione, la perdita di una persona cara spesso crea delle ferite molto profonde nelle persone che le subiscono. Questo perché minano direttamente il loro sistema di attaccamento.

Nel momento in cui le persone si perdono, si lasciano a mancare è un importantissimo elemento relazionale: l’empatia.

Prendersi cura delle ferite nella relazione terapeutica

Le ferite che si creano dopo una rottura sono molto difficili da gestire, riconoscere e curare da soli.

Per questo motivo, il nostro lavoro, come professionisti della salute è proprio quello di creare, con la persona che abbiamo davanti, una relazione “riparatrice”.

All’interno del setting ci dev’essere autenticità, empatia, proprio quella che è mancata nel momento della rottura.

Solo con un’altra esperienza relazionale positiva la persona potrà prendersi cura della sua ferita e lasciare che piano piano si rimargini.

La Gestalt lo chiama “Unfinished Business”

La Gestalt parla molto bene di questo concetto.
Cosa vuol dire “Unfinished Business”? Tradotto significa “affare non concluso”. Cosa c’entra con le ferite di cui stiamo parlando?

Una ferita profonda, anche a livello molto inconsapevole, impedisce alla persona di andare avanti davvero.

Solo dopo aver guardato bene questa ferita, solo dopo averne parlato e aver tirato fuori le emozioni che ha generato nel momento in cui è avvenuta la rottura, la persona potrà essere libera di andare avanti

Come allenatori emotivi, professionisti nell’ambito della salute, il nostro compito è anche quello di aiutare le persone a prendersi cura delle loro ferite, a cantare un “requiem” per la fine di una certa situazione, a chiudere il cerchio. Solo in questo modo la persona potrà andare avanti verso nuove primavere, e perché no? verso altre relazioni.

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