Ho intervistato un chitarrista e produttore che da anni si è accorto di aver una difficoltà rispetto al controllo dell’acquisto compulsivo di strumentazione tecnica musicale.
Trovate l’articolo teorico di cos’è la GAS a questo link: http://goo.gl/JiCPch
Cosa fai nelle vita da un punto di vista musicale?
Sono chitarrista e da quattro-cinque anni a questa parte ho esteso la mia esperienza anche alla produzione musicale. Certo adesso molto dell’apprendimento si è sviluppato su internet visto che comunque è molto difficile trovare degli insegnanti o dei professionisti che ti spieghino la professione. Molto è stato appreso dai forum e dalla rete in generale.
Per il lavoro che fai, perché mai ti ritrovavi ad acquistare tanta attrezzatura?
La maggior parte di questi acquisti sono stati fatti per compensare le lacune che io sentivo di avere e per cercare di colmare il divario che mi separava da altri artisti “famosi”. Era da una parte uno sfogo e dall’altra parte un tentativo ingenuo. Quello che mi è mancato è stata una guida affidabile, una guida musicale e spirituale, una guida che mi dicesse “guarda che ciò che ti serve è la mano, ciò che ti serve è l’esperienza o la conoscenza nel dettaglio; non ti serve comprare un miliardo di cose, un miliardo di chitarre”.
Quando è iniziata la difficoltà?
Faccio musica da 20 anni, la difficoltà è iniziato 16 anni fa ed adesso ho 36 anni.
L’ho capito quasi in fretta e la cosa tragica e che comunque ho continuato ad andare avanti perché la tentazione era troppo grande.
Addirittura quando io ho cominciato a intraprendere la nuova esperienza quella della produzione musicale, quindi a comprare attrezzatura per mixare, la confusione era ancora più grande perché ci sono meno fonti da cui apprendere; e quindi ancora di più mi sono affidato ai forum dove c’è gente in preda a loro stessi.
Una corsa all’acquisizione di una strumentazione che avrebbe dato sempre più risultati sonori adeguati. Invece mi sono reso conto che ciò che fa la differenza nel mixaggio, nella produzione è l’orecchio, quanto si affina l’orecchio, quanto tu riesci a sentire e a interpretare le frequenze che hai imparato a sentire; ciò che conta fondamentalmente è il cuore, l’attrezzatura è solamente un corollario importante ma marginale.
Un giorno guardando Discovery Channel ho visto un servizio sugli acquisti compulsivi senza un utilizzo reale e funzionale dell’oggetto,
certo la mia situazione non era diversa perché il loro acquisto era per colmare lacune affettive, ma il mio comportamento era uguale.
Come ti sei accorto dell’errore che stavi facendo, e come hai capito che la cosa cominciava a sfuggirti di mano?
Mah, vorrei che tu facessi questo esempio: ho ascoltato Yesterday nella sua versione originale e ho scoperto una chitarra acustica, una batteria registrata con i suoni di una volta quindi molto semplice non artefatta, strumentazione molto acustica. Un’orchestra che era completamente tutta da un lato e la voce centrale: cioè una scelta di mixaggio che oggi nessuno farebbe eppure ancora oggi suona meravigliosamente.
Perché? Perché all’interno c’è un’emozione che ti sconvolge, ecco la perfezione di quel brano: l’emozione.
Questo mi ha aperto gli occhi, ho detto “ok io sto sbagliando qualcosa”. E allora a quel punto mi sono imposto di non frequentare più i forum.
Adesso cerco di ricordare che devo essere degno di un acquisto, devo prima essere capace di “strizzare” tutto quello che posso strizzare dalla strumentazione che ho adesso, e poi eventualmente, fare altri acquisti.
A un certo punto poi, i miei scaffali erano pieni di riviste e di metodi che io compravo e non studiavo; era come se solo il comprarli, in qualche modo potesse infondere la conoscenza, e mi sono sentito stupido perché avendo tre metodi che parlavano della stessa cosa, ma nessuno lo avevo fatto mio, stavo annaspando cercando di comprarmi la conoscenza, che in realtà la devi assimilare.
Come hai dato un nome a questa tua difficoltà? Hai letto qualcosa sull’argomento?
Nei giornali specialistici la GAS è citata come gioco e come scherzo, proprio quando si fanno le review delle attrezzature specialistiche, quando i ragazzi parlano delle nuove uscite sul mercato, scherzano e ci ridono su.
Purtroppo non sono riuscito a trovare niente che ne desse una connotazione scientifica, seria e che tutelasse le persone da questo fenomeno.
In che modo questo disturbo può compromettere la carriera professionale di un musicista?
Questo disturbo può rovinare totalmente la propria esperienza di vita musicale e ti allontana totalmente dalle tue capacità reali, perché se non sei in grado di capire che importanza ha il comprare o il non comprare, non riesci a capire quanto è invece importante imparare ed essere dedito all’arte nel suo senso più sublime, quindi ti può totalmente annientare come musicista.
Certo non si parla di qualche spiccio, quello che ho speso io sono tanti soldi, quindi va da se che forse non ti rovinerà come le macchinette, il fumo o le scommesse che sono dipendenze più rognose, però può sicuramente pesare nell’economia, anche di una famiglia, se prende una piega particolare.
Sei riuscito ad aiutare qualcuno in difficoltà come lo eri tu un tempo?
Sì, un chitarrista che voleva fare un disco e non aveva bene coscienza di quale fosse il processo compositivo. Mi sono reso conto che questo ragazzo aveva un capitale anche lui immobilizzato in attrezzatura, un sacco di cose che non gli servivano assolutamente a niente.
Io intenzionalmente gli ho fatto vendere tutto, gli ho fatto comprare una buona cassa una buona testata e abbiamo ricominciato da capo a comporre il suo disco.
Questo ragazzo adesso a distanza di tre/quattro mesi è felicissimo perché ha capito la strada che deve percorrere. Secondo me era fondamentale che lui tagliasse i ponti, forse anche a livello simbolico, con tutto quello che è stato. E adesso dice “ripenso a tutta quella roba che avevo e mi sento stupido ad averla comprata”.
Tu hai imparato qualcosa in più da questo episodio?
Sì certo, ma nonostante questo, sebbene io sia stato l’artefice di questa sua “pseudo-guarigione”, so che il mio desiderio di comprare comunque è sempre latente; cioè la battaglia non finisce mai.
Tutta la struttura del commercio di attrezzatura musicale, cerca di solleticare questo tuo desiderio, cambiando forme, colori, nomi, a tutto quello che stanno producendo.
Per lavoro ho a che fare con costruttori di attrezzatura, e questi mi hanno confermato che in realtà i progetti gli schemi dell’attrezzatura che compriamo noi, sono fermi agli anni Ottanta, cioè roba vecchia. Una buona parte di costruttori di amplificatori della Marshall ad esempio, si rifà sempre agli stessi progetti e cambiano piccole cose per giustificare un nuovo nome.
Tu pensi che comprando quell’amplificatore, spendendo 3.000 euro potrai avere il suono della tua vita e invece non è assolutamente vero.
Vuoi provare a fare un resoconto economico delle tue spese?
Sì, diciamo che se adesso il mio capitale musicale in termini di attrezzatura musicale, è quantificabile in 25.000 euro di roba (che sto attualmente utilizzando), posso pensare che negli anni – quindi in 20 anni di attività – quantomeno la stessa cifra è stata spesa in cose inutili, comprate senza una vera e propria cognizione di causa.
Su un 50.000 euro che sono andati via da quando ho iniziato sia nella formazione e di tutto quello che è la musica nel suo insieme, a partire dal ragazzino che inizia a suonare fino al professionista che lavora tutti i giorni, direi che almeno la metà sono stati spesi in modo sconsiderato, e questi 25.000 euro possiamo definirli GAS, ci vado cauto anch’io.
Credi di esserne uscito fuori in maniera definitiva?
Ora mi sento di averla abbastanza sotto controllo,
ma non credo che ne uscirò mai perché comunque il dubbio che tu abbia bisogno di qualcosa c’è sempre, credo che il completo controllo lo possa avere solo un artista che ha raggiunto l’equilibrio artistico di alto livello, quando è completamente maturo, sa di cosa sta parlando, ha fatto tanta esperienza e sa che non ha più bisogno di nulla.
Proveresti a contestualizzare il problema fra i musicisti di oggi?
Non vorrei passare io come uno che ha un problema serio, qui il problema è serio per tutti quanti e la gente purtroppo davvero non se ne sta rendendo conto. La cultura ha spostato l’attenzione dall’arte in se per se alla commercializzazione dell’arte […].
Nella musica si è cercato di fare un business, l’arte del mixaggio e dello “strumentismo” diciamo così, che era nella mani di pochi ora è nelle mani dei consumatori.
Hanno quindi dovuto fare in modo che ci fosse un certo appeal di questa strumentazione, ecco quello che è successo, però hanno tolto di mezzo la chiave fondamentale che prima di tutto l’arte viene dal nulla, cioè si può fare la musica con niente.
Credo che a tratti questo sia un disturbo più culturale che psicologico, però i danni li fa uguale e quindi non per questo si può sottovalutare.
Cosa dovrebbe fare nell’immediato, una persona che si rende conto di dover avere questa difficoltà?
Bella domanda! Gli consiglierei di parlare con degli artisti molto più maturi di lui, gli consiglierei di ricordarsi dove sta di casa l’emozione, e gli consiglierei di interpellare uno “psicologo del rock”, nel senso di uno specialista nel campo della psicologia che però abbia anche competenze in merito alla musica.
È necessario cominciare a pensare a questa cosa come un problema reale e non più come a qualcosa sulla quale ridere sopra.
Se io avessi investito quello che ho investito negli anni nella formazione, ma con tranquillità e serenità, certamente oggi sarei un musicista migliore.
Penso che il prezzo che sto pagando, infatti è molto alto. Sono riuscito ad aiutare anche altre persone però se ci penso, nella giusta chiave, purtroppo un po’ di amaro in bocca mi rimane.
Se dovessi definire la GAS, come la definiresti?
Aspetta che è dura eh!
Dunque definirei la GAS come un’incapacità di comprendere l’essenza della musica che si manifesta con il desiderio compulsivo di colmare le proprie lacune acquistando attrezzatura specifica.
È una definizione specifica. Sembra una stupidaggine ma poiché non sono un malato e ciò che importa per me è la musica ho capito che questa roba mi ha tenuto lontano e vorrei che tutti potessero conoscere la mia storia per farne tesoro.
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Articolo di Andrea Montesano con supervisione di Romeo Lippi