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Lavorare nella musica è una cosa meravigliosa. Ma dietro la facciata scintillante si cela una fatica quotidiana e diversi motivi di stress. Ecco cosa ci ha detto Orsolya Vörös della “L’Alternativa Srl Sizget Italia Press”, sezione italiana della macchina organizzativa che sta costruendo un evento da 400.000 persone a Budapest.

Ci spieghi praticamente di cosa ti occupi?

Io, con la mia società, mi occupo della promozione del festival in Italia, oltre ad essere consulenti sulla musica italiana da portare al Sziget e a curare alcuni progetti interni alla manifestazione.

Quanto tempo della tua giornata è occupato da questa attività?

Non si può quantificare. Si fa quello che c’è da fare senza ordine di tempo o di giorni. Ci possono essere periodi meno intensi (sempre meno) e periodi in cui volendo si potrebbe avere le mani sul lap top anche 20 ore al giorno.

Quali sono gli stress principali nell’organizzazione di un evento del genere?

Lo stress principale è dovuto dalla necessità di rispettare i tempi del programma e delle attività. Rispettare le condizioni degli accordi calcolando però che nel frattempo l’ufficio centrale di Budapest deve a sua volta garantire il timing degli accordi con altri partner internazionali. Siamo oltre 20 nazioni in Europa a lavorare sul Sziget e questo certe volte pone la questione del sincronismo.

Quali sono gli imprevisti più spigolosi che dovete affrontare?

Durante il festival certamente il meteo. Non si può mai sapere cosa veramente succederà e visto che ospitiamo circa 400.000 persone durante la settimana, bisogna prepararsi a tutto con una macchina organizzativa pari a quella messa in campo dalla protezione civile durante gli eventi estremi. Per fortuna, ma non è solo una questione di fortuna, è sempre filato tutto liscio.

Ti va di raccontarmi un episodio che ci faccia capire a che pressione siete sottoposti?

Per esempio nei primi giorni del festival o meglio, negli ultimi giorni prima dell’inizio degli spettacoli quando il pubblico inizia ad affollare l’isola, possono verificarsi problemi di natura tecnica:
– Internet che non gira;
– luce che salta;
– acqua corrente che si ferma.
In pratica quando tutto viene testato durante le prove generali noi dobbiamo già garantire alcuni servizi a chi entra con il moving-in ticket (3 giorni prima dell’inizio). Ogni volta che salta qualcosa monta un po’ di panico perché il timore che sia un problema più grosso di una breve interruzione viene sempre. Ma per fortuna i tecnici del Sziget conoscono superfice e sottosuolo dell’isola come e più delle loro tasche. E tutto torna sempre al proprio posto. Una volta durante il concerto degli Lnripley saltò una fase proprio nel momento più incalzante del concerto. Era un problema di un’area del festival non nostro dello stage. Avrei voluto morire. In 5 minuti tutto ritornò perfetto e il pubblico raddoppiò l’energia che fece rientrare la band subito nell’umore giusto. Fu uno dei concerti più belli del 2013 a detta di molti ragazzi che lo hanno visto.

Da quando e da cosa capite che l’evento sta prendendo una direzione adeguata?

Lo sappiamo e basta. Sappiamo che il primo giorno di festival tutti pensiamo che non ce la faremo mai ad iniziare in maniera adeguata ma sappiamo anche che non succede mai e che tutto segue il suo corso come se l’Isola di Obuda potessa da sola condurre la manifestazione.

Quali sono le soddisfazioni e le gratificazioni più grosse?

Aver dato l’idea ai media italiani, al pubblico italiano e agli operatori del settore, che il Sziget non fosse all’estero. Ormai da un bel po’ di anni se ne parla e ci si pone nei confronti del festival, come se fosse un affare della nostra nazione. Questo ha fatto si che molte realtà nuove ma anche molti organizzatori, abbiano iniziato a studiare bene l’evento di Budapest comprendendo che se tanti italiani lo frequentano, vi campeggiano e lo scelgono, ci sarà stato qualcosa che nella nostra nazione non ha funzionato.

Riuscite a divertirvi durante il festival?

E’ un divertimento diverso. Non è più lo stesso divertimento di quando avevo 25 anni e non avevo responsabilità rispetto alla manifestazione. Tutt’al più ci occupavamo di fornire qualche informazione ai pochi italiani che vi partecipavano. Oggi rubiamo qualche ora nella settimana per berci una birra, guardarci intorno con gli occhi di chi lascia affascinare e non solo di chi deve intercettare qualche ipotetico problema o miglioramenti da apportare.

Ci racconti qualche aneddoto sulle emozioni che le persone provano a un evento del genere?

I viaggi in pullman, soprattutto dal sud o dal centro Italia certamente non sono brevi. Sono abbastanza stancanti anche se belli visto che con altre 50 persone si va ad un festival. Però chiaramente si arriva parecchio stanchi ma la reazione dei ragazzi quando si passa il ponte e si entra sull’isola è pari solo alla stessa che si osserva nello sbocciare di un fiore. Non voglio sembrare una romanticona ma il mutamento nel viso e nell’energia che si riattiva è molto simile a quello che immaginiamo dello sbocciare.

Hai qualche aneddoto su qualche artista per farci capire quanto è esaltante andare allo Sziget?

Non sono brava a riportare aneddoti, però senza farne il nome, uno di loro, abbastanza importante ormai, mi stava raccontando come nel concerto del Sziget, una cosa quasi fugace, molto meno preparata dal punto di vista scenografico, aveva entusiasmato veramente tanto i musicisti che purtroppo dopo tante date possono correre il rischio di suonare ad un concerto come se timbrassero un cartellino. Non è forse un aneddoto ma certamente testimonia quanto l’isola conferisca energia positiva.

Francesco Maria Insogna