Siamo stati anche quest’anno allo Sziget Festival sull’isola di Obuda (Budapest): una settimana di concerti, dj set, spettacoli teatrali, acrobati, giochi, esperienze, insieme ad altre 500.000 persone. Il festival musicale più grande d’Europa.
Oltre le persone, gli artisti, le esperienze, le bellissime video interviste ai gruppi italiani (che presto metteremo online), la cosa che più mi ha colpito è vedere questo grande esperimento di psicologia sociale: come interagiscono mezzo milione di persone? Ci sarà una guerra? Ci saranno rapine e stupri?
La risposta è No; ed il motivo sta nella cultura.
La cultura della tolleranza e dell’amore
il titolo può suonare un po’ sdolcinato ma descrive bene il main message su cui è pensato e comunicato il festival: un’isola della libertà dove ognuno può fare quello che vuole, rispettando comunque l’altro.
Convivono in quella settimana fan diversi: da quelli di Rihanna alla musica classica passando per i clubber incalliti.
Convivono persone di provenienze territoriali diverse: sventola la bandiera d’Israele come quella della Palestina.
Convivono coppie fidanzate con gruppi di maschi alla ricerca del rimorchio.
La parola cultura è qui intesa non come livello di istruzione e conoscenza ma in senso antropologico:
Cultura come insieme di leggi non scritte che indirizzano il comportamento di un gruppo.
Gli organizzatori dello Sziget, credo, conoscano bene questa dinamica culturale: per questo tutta la comunicazione del festival è incentrata su messaggi di tolleranza, amore, divertimento, rispetto, non violenza.
Chi va allo Sziget si aspetta questo: una moderna Woodstock.
2 anni senza una rissa
Qual è il corollario alla mia teoria? In due edizioni a cui siamo stati (2015 e 2016) non abbiamo mai visto una rissa, né abbiamo mai sentito qualcuno che ne raccontasse; se qualcuno ti fa cadere la birra ti chiede scusa e te la ricompra, se qualcuno ti dà una spallata ti chiede scusa o ti abbraccia; se qualcuno si avvicina ad una ragazza fidanzata, appena capisce che non è disponibile si rivolge altrove e il fidanzato non si risente.
Sola una volta quest’anno abbiamo visto un gigante arrabbiarsi con un gruppo di ragazzi che pogavano: il gigante aveva paura che andassero addosso alla fidanzata; dopo la “sbroccata” (un’espressione di rabbia non di violenza) nessuno ha menato nessuno.
Un ragazzo voleva mettersi davanti a noi per vedere Noel Gallagher (dopo che avevamo atteso lì in piedi per un’ora e mezza): lo abbiamo fermato e lui si è messo dietro.
Un’isola di pacifisti o il funzionamento delle leggi della psicologia sociale?
Allo Sziget non ci sono risse perché le persone violente non ci vengono? Non credo, su 500.000 persone è molto difficile che tutti siano incrollabili pacifisti: certo chi viene sa di aspettarsi peace and love, ma neanche uno su mezzo milione?
Inoltre un gruppo di violenti in mezzo ai non-violenti avrebbe gioco facile: come leoni in mezzo ad agnellini.
E non credo sia neanche per la sicurezza: i “butta-fuori” ci sono e sono enormi ma non li ho visti mai intervenire, se non per far scendere le persone che si volevano arrampicare sul Colosseum (una struttura di legno al cui interno si svolgono i dj-set tecno).
Sono tutti drogati? Assolutamente no, ho visto moltissime persone sobrie ballare la tecno e bere acqua o coca-cola.
La spiegazione sta in questo:
Il conformismo
L’uomo è un animale sociale e per questo tende ad adattare i propri comportamenti a quelli del gruppo.
Lo aveva scoperto Asch nel suo famoso esperimento
Molti altri esperimenti (da Milgram a Zimbardo) hanno dimostrato il potere persuasivo del gruppo nei confronti del singolo.
Allo Sziget succede lo stesso, con effetti positivi:
siccome la pressione del gruppo spinge ad avere comportamenti non-violenti le persone, per non essere escluse o giudicate male, si adattano a questa “cultura”.
Una spallata, che in alcuni ambienti sarebbe interpretata come un segno di sfida a cui rispondere se non si vuole perdere la faccia, allo Sziget è un errore di movimento senza desiderio di nuocerti.
Le leggi non scritte dell’amore, del rispetto, della tolleranza, della non-violenza comunicate continuamente e in ogni forma dal festival influenzano le azioni del singolo, che fa proprie, almeno per la durata dell’evento questa modalità di comportamento peace and love.
Una lezione di psicologia
Abbiamo assistito quindi ad una grande lezione di psicologia: se si comunica e ci si comporta A le persone probabilmente faranno A.
Sarebbe irrealistico pensare che ora tutti quelli che sono andati allo Sziget diventino ambasciatori della pace (perché tornano in luoghi dove la cultura di gruppo è differente), ma sappiamo bene che se impostiamo la comunicazione e i successivi comportamenti promuovendo un messaggio e un luogo di amore e tolleranza chi partecipa si adatterà a questo.
Pensiamoci, ora, quando organizziamo un evento.
Non ci crederete
Finito il festival siamo andati in città a vedere una partita di preliminari di Champions League in un pub.
Volete sapere come è andata a finire?
Pizze in faccia, sputi e offese tra proprietario e un tifoso.