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Ho conosciuto Omid Jazi recentemente, l’ho intervistato sulla sua esperienza inglese; si è infatti trasferito da due anni a Londra per inseguire i suoi sogni di musicista (potete leggere l’intervista relativa cliccando QUI). 

Durante la chiacchierata su Skype mi ha parlato anche di “avere” la sinestesia; la sinestesia è:

“Una condizione in cui uno stimolo di una modalità sensoriale genera in maniera consistente e automatica un evento sensoriale anche in un altro senso”(Zamma et alia, 2013, p. 359)

C’è contaminazione tra i i sensi, uno stimolo uditivo, olfattivo o tattile viene percepito anche con un altro senso (per una rassegna recente del fenomeno si consiglia Simmer, Hubbard 2013).

Un classico è vedere dei colori o delle forme particolari durante l’ascolto di musica; incuriosito, ho fatto qualche domanda a Omid.

Sinestesia: ci fai capire di cosa si tratta? Come la vivi?

È un’esperienza incontrollabile, difficile da descrivere, va solo vissuta. Mi capita che quando sono dentro la musica, suonandola o componendola, a volte “vedo” la musica, altre volte sento un suono, un fischio ad alta frequenza in testa, dopo di che tutto accade.

Vedo dei colori che non ho mai visto nella mia esperienza, sono dei lampi, sembra un momento infinito ma è in realtà pochi secondi.

Ci racconti episodi “estatici” attivati dalla musica?

Quando abitavo a Tooting Bec (Londra), andavo nel parco di Tooting Bec Common, tra la ferrovia e un bosco… stavo scrivendo il mio ultimo album. Nessuno intorno.

Mi ricordo proprio che in un determinato momento ho avuto una di queste visioni: i colori che vedevo erano diversi dal comune, tutto il mondo fisico era diverso, era come se fossi parte di tutto. Il sole alto, gigantesco era diventato liquido, la luce era viva. Era una visione vissuta, ero dentro, totalmente.

Dopo questa esperienza ho scritto tutto l’album.

Mi è capitato anche durante i live: ho avuto un’esplosione di luce davanti ai miei occhi. L’avevo vista davvero la luce [ride].

Un’altra volta in Croazia ho sentito dentro di me il suono scuro, “satanico”, era dentro di me.

Quando racconto di questi episodi spesso se ne ride; ma quelle sensazioni me le ricordo ancora.

omid_sinestesia

Come convivi con questi “fenomeni”?

Mi danno un po’ da fare.

Sento troppo, queste esperienze sono troppo forti, anche se piacevoli; e a volte vivere la vita quotidiana dopo questi episodi diventa difficile.

Devo andare a lavorare, no? La vita stessa è estasi e il mondo contemporaneo ci porta via da questo, ci porta a non essere in contatto con l’estasi.

Dall’altra parte però tornare alla vita “reale” mi rendo conto sia utile: anche Jung dopo essersi immerso nel suo inconscio e nell’estasi contemplativa si dedicava a lavori manuali.

Metti queste esperienze nei tuoi pezzi?

Sentiti “Nuce Antibulica” o anche “Multiverso” (quest’ultima parla dell’esperienza del parco di cui ti parlavo).

Eccovi il materiale che Omid ha prodotto, buon ascolto!

Intervista di Romeo Lippi